I cubi, o dadi, da scrittura, sono oggetti affascinanti. Aiutano chi scrive per stimolare la creatività ed evitare il leggendario “blocco dello scrittore”. Di dadi, ne esistono talmente tanti, che il blocco si sposta dalla scrittura alla scelta del tipo e si rischia il collezionismo morboso. Per citarne alcuni:
- Rory’s Story Cubes produce una decina di set da 9 cubi https://www.storycubes.com/
- Flying Tiger Copenhagen ha un paio di set da 6 cubi in catalogo https://flyingtiger.com/
- Timetex ha un set da 12 https://www.timetex.com/
- C’è chi parte da cubi “bianchi” e si crea set personalizzati
I cubi sono solo uno dei modi possibili per esercitarsi, ne esistono altri, ad esempio i tarocchi, o partire da un incipit, o da un tema determinato in qualche modo casualmente. Io però preferisco i cubi perchè li trovo più immediati e uso quasi sempre un set da nove.
Dal punto di vista matematico, con un lancio di nove dadi, un singolo lancio, si possono creare oltre 350 mila storie diverse, e anche questo aspetto è intrigante: con 9 dadi, ci sono solo nove immagini da cui partire per l’incipit. Con il secondo dado tra i restanti 8 dadi, si sceglie tra 72 diverse introduzioni. E così via, già col terzo dado ci si può perdere in oltre 500 possibilità. Una condizione del genere pare favorire il “blocco dello scrittore”, anziché scioglierlo. Ed è qui che entra in scena il tempo sotto forma di clessidra, o segnatempo.
In sette minuti, si deve scrivere qualcosa, comunque, anche se sembra senza senso, che contenga in qualche modo un riferimento a ciascuna delle facce dei cubi lanciati. In sette minuti, si deve creare una storia tra le migliaia possibili, la parte creativa della mente si allena a ignorare tutte le obiezioni che la parte razionale le fa. Tipo: “troppe combinazioni da scartare in così poco tempo” oppure “stai scrivendo una cosa paradossale” o “il collegamento che stai facendo tra i dadi è fragile“.
Qui trovate una selezione personale dei miei esercizi fatti con i dadi, tanto per capire che cosa ne può uscire.